Arquata del Tronto (AP)

Coordinate di partenza: 42.785864, 13.259200
Lunghezza: 6,6 km a/r
Dislivello: 100 m
Tempo: 5 h
Difficoltà: 5/5
Adatto a: disabilità con ausilio, bambini, passeggini
Fondo: cemento e nella parte finale tavolato di legno
Caratteristiche: percorso sempre soleggiato, la parte finale del percorso è attualmente non fruibile (1); pendenza con punta max 17%
Attrezzatura ed opere: all’inizio del percorso si trova il Rifugio degli Alpini (attualmente chiuso) mentre al termine del percorso si può raggiungere il Rifugio Belvedere
(1): agosto 2023, il parco nazionale sta provvedendo a ripristinare il percorso
Come arrivare
Dalla SS 3 Salaria: (località Trisungo) prendere la SP 89 per Pretare–Castelluccio di Norcia, arrivati al valico svoltare a sinistra su strada brecciata fino al parcheggio del sentiero.
Da Visso: prendere per Castelsantangelo sul Nera e poi per Castelluccio di Norcia, superato il paese andare in direzione Ascoli Piceno per la SP 47, arrivati al valico girare a destra su strada brecciata fino al parcheggio del Sentiero. Informarsi sui giorni di apertura della strada. Qualora sia chiusa, raggiungere la SP 47 da Norcia.
Descrizione del percorso
Il sentiero, che è stato realizzato dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini anche per il recupero naturalistico di una strada aperta abusivamente nel 1971, si trova a 1400 m di altitudine e ha delle peculiarità che lo rendono davvero particolare: da un lato offre una splendida vista sul Monte Vettore e dall’altro permette di spaziare
con lo sguardo sui vicini Monti della Laga. Il punto di arrivo è una terrazza (belvedere) con ampia visuale dai Sibillini al Gran Sasso.
Note naturalistiche
Il sentiero si sviluppa in una zona di pascoli sommitali in zona Monte Pellicciara. Tra i mammiferi ci sono tracce di presenza del lupo appenninico, del camoscio e del gatto selvatico molto raro e piuttosto elusivo. Interessante osservare che vi sono state segnalazioni di un ritorno occasionale dell’orso marsicano, che sembrava estinto verso la metà dell’Ottocento.
Di grande interesse è la presenza dell’aquila reale, che abita le alte vette del Monte Vettore con una popolazione composta da una decina di coppie di magnifici esemplari. Un’altra specie di grande interesse è il fringuello alpino.
Legame tra percorso e territorio
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini si trova, a quasi 2000 m, alle pendici del Monte Vettore (2476 mt), il monte più alto del massiccio omonimo. Il Parco istituito nel 1993 si estende per una superficie di circa 71.437 ettari tra Marche e Umbria. Il paesaggio predominante è quello del massiccio calcareo della catena degli Appennini. Il Parco è un luogo da esplorare e adatto per lunghe vacanze e per uscite di una giornata. Ricco di antiche tradizioni e di paesaggi spettacolari, la diversità dei suoi sentieri lo rende adatto anche al trekking, alle bike e agli sport invernali. Affianco al sentiero si trova la Macchia Cavaliera composta da 400 ettari di faggeta pura e compatta, compresa tra i 1375 e i 1675 m di altezza. In queste macchie boschive la fauna trova un luogo sicuro per la nidificazione e la riproduzione. Per questo motivo la Macchia, fino alla metà del Novecento, era considerata “la madre de lu lupu” e quindi molto pericolosa per i pastori che transumano in questi luoghi con i loro grandi greggi.
Da visitare nelle vicinanze
Valico di Forca di Presta. Si trova nei pressi nel nostro sentiero ed è di eccezionale valore ambientale per cui merita di essere visitato sia nel periodo estivo, quando da giugno a settembre è meta di deltaplanisti provenienti da tutta Europa e punto di partenza per escursioni sulla catena dei Monti Sibillini; sia nel periodo invernale che lo vede principe di distese innevate per lo sci di fondo.
Borghi medievali. L’area del Parco si caratterizza per i suoi borghi medievali e per i monasteri che testimoniano quanto questo territorio fosse una importante via di comunicazione tra Umbria e Marche. La struttura urbanistica dei borghi ricalca l’organizzazione medievale con mura, castelli e fortificazioni. Tra i borghi più interessanti da visitare vi sono Norcia, Castelluccio, Visso e Montefortino; mentre tra i più importanti edifici religiosi vi è il Santuario di Macereto (Vedi percorso 22 Santuario di Macereto).
Come è noto il terremoto del 2016 ha recato gravi danni ai borghi di questa zona, tuttavia le attività ricettive, produttive ed economiche sono in ripresa visto che questi luoghi rimangono posti di attrazione turistica.
Lago di Pilato. Seppur distante, e non raggiungibile da un’utenza ampliata, segnaliamo sempre all’interno dell’area del Parco il Lago di Pilato (a 1941 m) che è l’unico bacino naturale delle Marche e che si caratterizza per la presenza, nelle sue acque, del Chirocefalo del Marchesoni (piccolo crostaceo scoperto nel 1954 da Vittorio Marchesoni direttore dell’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino). Questo crostaceo, particolarmente raro, è di colore rosso, misura 9–12 millimetri e nuota col ventre rivolto verso l’alto. La caratteristica più interessante consiste nel suo adattamento agli ambienti sottoposti a forti stress stagionali. Il crostaceo infatti sopravvive all’interno del bacino del lago anche nei periodi particolarmente freddi e nei periodi di prosciugamento delle sue acque. Ciò grazie al fatto che gli embrioni sono racchiusi in cisti che li isolano dagli sbalzi termici consentendo loro di mantenere la vitalità necessaria a raggiungere il momento della schiusa, che avviene tra giugno e settembre. Secondo una oscura leggenda il nome del lago deriva dal fatto che Ponzio Pilato, una volta lavate le mani macchiate di sangue per la condanna di Gesù, fu “sbattuto per tutte le contrade d’Europa e infine inabissato nei monti della Sibilla” (Santarelli, p. 34) colorando di rosso il Lago. In realtà, il colore rosso, che presumibilmente il Lago prende nel periodo di fine estate, sembra essere dovuto alla schiusa delle cisti del Chirocefalo.
Curiosità del luogo
La fioritura del Pian Grande di Castelluccio. Distante solo pochi minuti da Forca di Presta sorge una località rinomata per le lenticchie: il borgo di Castelluccio. Da questo pittoresco borgo situato sulla cima di una collina che domina l’esteso altopiano di Castelluccio è possibile ammirare la fioritura stagionale delle lenticchie. A dire il vero si dovrebbe chiamare le fioriture perchè a sbocciare simultaneamente, tra giugno e luglio, sono tanti piccoli fiori colorati che nascono in mezzo alle lenticchie. Questo spettacolo della natura è unico nel suo genere. Non vi è tela di pittore che lo possa replicare. Sono migliaia i visitatori che si apprestano con macchine fotografiche ad immortalare cotanto meraviglioso spettacolo, ma niente da fare… nulla può ingabbiare l’emozione che si prova nel vedere dal vivo quel trionfo di colori. In una pianura che sembra infinita i Monti Sibillini, che ne fanno da cornice, sembrano custodire con la loro forza quello scrigno ricco di fiori che appaiono come tante piccole gemme preziose. Chi non l’avesse ancora fatto deve, almeno una volta nella vita, provare tale emozione. Non è la stessa cosa vedere le belle immagini su poster o sul web. L’atmosfera, la cornice naturalistica, la grandezza del palcoscenico regalano emozioni non immortalabili su una fotografia, per questo è necessario viverli realmente.
I Monti Sibillini. “Aspre creste e morbidi profili erbosi, gole impressionanti percorse da acque cristalline e straordinarie fioriture a perdita d’occhio, il silenzio dei borghi intrisi di storia e la leggenda inquietante della grotta dove si cela un paradiso perduto: in questa armonia di contrasti è il fascino dell’area protetta” (Airone, 1993) del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Non si conosce con certezza l’origine della denominazione data alla catena dei Sibillini, che si estende per circa 80 km nell’Appennino Centrale. Secondo la tradizione, il toponimo deriverebbe da uno dei suoi più famosi monti, quello della Sibilla (m 2177), e dalle leggende ad essa collegate. Altri studi, invece, lo fanno risalire al nome di una popolazione di origine sabina, che dal V sec. a.C. ha abitato queste zone. Secondo la leggenda nel Monte Sibilla si trova la Grotta delle Fate, che si apre ad un paradiso perduto, luogo maledetto e di condanna per chi ne vuole scoprire la bellezza.
L’ingresso della grotta, posto a poche decine di metri dalla vetta, è oggi chiuso da pietre e da una frana causata dal maldestro tentativo di aprire la grotta con della dinamite. Nel 1953 una spedizione dell’Accademia reale belga vi rinvenne i segni di un’antica presenza che confermerebbero la fama magica del luogo. Sui prati intorno alla vetta è possibile scorgere parte del paradiso perduto nel quale fiorisce un fiore di rara bellezza come la genziana dinarica caratterizzata da grandi petali blu e la stella alpina dell’Appennino.
Tradizioni culinarie
Le lenticchie di Castelluccio. Le lenticchie, conosciute in tutta Europa, sono il piatto tipico di queste zone. La storia di questo prezioso legume è antichissima. La lenticchia coltivata sui piani carsici di Castelluccio si distingue per le sue proprietà nutritive, particolarmente ricca di proteine, ferro, vitamine e sali minerali la rendono adatta ad ogni tipo di dieta. (www.lenticchiaigpcastelluccio.it).
Bibliografia
> Paolo Forconi e Massimo Dell’Orso (2007), Il ritorno dell’orso bruno dell’Appennino, da: Voci dal Parco
> L’Italia dei nuovi parchi nazionali/2. Sibillini, Rivista Airone, supplemento, 1993
> Giuseppe Santarelli (1995), Le leggende dei Monti Sibillini, p. 34, Aniballi Grafiche Ancona
Sitografia
> http://www.arquatadeltronto.com/flora-e-fauna
> http://www.it.wikipedia.org/wiki/Parco_nazionale_dei_Monti_Sibillini
> http://www.it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Pilato
> http://www.it.wikipedia.org/wiki/Arquata_del_Tronto
> http://www.wikipedia.org/wiki/Forca_di_Presta

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