Fabriano (AN)

Coordinate di partenza: 43.230532, 12.868906
Lunghezza: 1,5 km a/r
Dislivello: 10 m
Tempo: 2 h
Difficoltà: 1/5
Adatto a: disabilità con ausilio, bambini, passeggini
Fondo: sterrato
Caratteristiche: in parte ombreggiato, si apre al sole solo nella parte terminale
Attrezzatura ed opere: è presente una fonte a trocchi
Come arrivare
SS 76, per chi viene da ovest uscita Cancelli – Campodiegoli, per chi viene da est uscita fabriano ovest. Una volta usciti dalla statale, si prende in direzione Cancelli e dall’abitato si prende la SP 16 in direzione Serradica – Campodonico. Arrivati nei pressi di Campodonico si svolta a sinistra (indicazioni Hotel ristorante La Pineta). Superato un abitato di poche case, si giunge ad un bivio: la strada asfaltata prosegue in salita con un tornante a destra, la strada brecciata prosegue dritta in piano dove si parcheggia.
Descrizione del percorso
Si prende la sterrata bianca che senza salite degne di nota costeggia la montagna a destra e il torrente a sinistra, dopo poco un sentiero quasi parallelo porta all’Abbazia di San Biagio in Caprile (valutare il fondo e le condizioni se si vuole fare questa deviazione).
Proseguendo invece per la sterrata si arriva, dove la valle inizia ad allargarsi ad un bivio. Noi prendiamo a sinistra fino a raggiungere una fonte a trocchi nei pressi di un prato. Siamo ora alle falde del Monte Giuoco del Pallone.
Note naturalistiche
La flora e la fauna sono quelle tipiche delle colline marchigiane, dai prati fioriti in primavera alla neve in inverno. Il capriolo fa da padrone in questi luoghi insieme all’istrice e alla volpe, e sembra non mancare la presenza del lupo.
Legame tra percorso e territorio
Il percorso si trova in una zona collinare ai piedi del Monte Giuoco del Pallone in un’ampia vallata, nella quiete della montagna appenninica di Campodonico, incastonata tra il Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi e il Parco Naturale del Monte Cucco. La sensazione è quella di chi immerso nella natura può trovare un momento di pace e di quiete che permette di equilibrare la mente con il corpo. Il percorso permette leggere e facili passeggiate escursionistiche perché è un percorso aperto su prati. In questo luogo si svolgono periodicamente incontri di preparazione allo yoga.
Da visitare nelle vicinanze
Castello di Belvedere. Sul fondale del Monte Serra Santa, l’abitato di Belvedere (m 647) si presenta come un insieme di casette colorate e allineate, come un paesino da presepe, sul crinale entro il ristretto spazio della gola dei monti. Seppur il tempo ha modificato e modernizzato l’abitato rimane ancora visibile la sua storia e le sue lontane origini.
Campodonico. Antico borgo del Castello di Belvedere, il paese di Campodonico (m 558) è adagiato nella vallata del Rio Vene, in una zona montana ricca di boschi e di pinete, centro di partenza per innumerevoli itinerari alla scoperta dell’Appennino. È una località piccola ma accogliente che ha una sua precipua caratterizzazione. La particolarità dei borghi marchigiani e umbri è proprio quella di differenziarsi l’uno dall’altro (anche se a pochi chilometri di distanza) perché assumono i contorni del paesaggio naturale in cui sono collocati. Vi è infatti in questi luoghi un alto rispetto dei valori del territorio e della sua morfologia, per cui sono le abitazioni ad adattarsi e ad integrarsi al contesto ambientale e paesaggistico. Così Campodonico ha raccolto in sé, nell’architettura e nel silenzio delle sue viuzze, il valore del passato e delle tradizioni.
Murales di Cacciano. A chi sale da Fabriano il paese di Cacciano (m 558) si presenta nella sua conformazione di antico castello medievale arroccato su un colle a difesa della strada. Nella chiesa parrocchiale dedicata a San Paterniano è visibile una tavola di scuola marchigiana del Cinquecento. Cacciano è un paesino molto grazioso, pulito e silenzioso dove gli abitanti hanno un alto senso del rispetto dell’ambiente, colorato dai fiori sui balconi e lungo le sue vie. In questo grazioso contesto si possono ammirare dei murales, che sono vere e proprie opere d’arte poiché amplificano il senso del bello del paese e si inseriscono perfettamente nel paesaggio naturale rendendolo vivo. È come se i colori dei dipinti risvegliassero l’anima di Cacciano e del suo passato. Non sono opere invasive che infastidiscono, nonostante le loro dimensioni (prendono intere facciate di abitazioni anche a due piani) ma sono immagini di vita reale e di fauna locale che fanno respirare i vicoli di Cacciano. L’artista è Federico Zenobi di Jesi apprezzato in tutta Italia per i capolavori che riesce a creare con bombolette spray e aghi da tatuaggio. In estate non mancano manifestazioni dedicate ai murales dove è presente l’artista.
Curiosità del luogo
L’Abbazia di San Biagio in Caprile di Fabriano è stata fondata intorno al 1030 dai Conti di Nocera e di Gualdo che in quel periodo governavano la valle di Salmaregia. Nel 1060, per mancanza di religiosi, passò sotto le dipendenze di S. Maria d’Appennino che provvide ad inviarvi una piccola comunità di religiosi. Nel 1443 passò per volere d’Eugenio IV alla Congregazione Silvestrina e nel 1810 fu venduto a privati. Oggi dell’antica abbazia non rimane che la chiesa a pianta rettangolare, a suo tempo ornata dai famosi affreschi dell’anonimo maestro di S. Biagio in Caprile (oggi visibili a Urbino, nella Galleria Nazionale delle Marche). Qui, un tempo, si trovavano gli affreschi dell’ignoto Maestro trecentesco di Campodonico. All’interno è stato aperto un Ostello per la Gioventù dopo alcuni consolidamenti resisi necessari in seguito a più eventi sismici. Ciò ha ripristinato la funzionalità storica del monastero, luogo per tradizione destinato all’accoglienza dei pellegrini.
Tradizioni culinarie
I Vincisgrassi. In questi luoghi dell’entroterra non può mancare un riferimento ad un piatto tipico esclusivamente marchigiano – appenninico: i vincisgrassi. Sono un primo piatto il cui discendente dietetico ed edulcorato è la pasta al forno o le lasagna al forno. I vincisgrassi delle nostre nonne sono qualcosa di succulento con una sfoglia tirata a mano, fatta con uova delle galline del pollaio “di casa”, e condita con un ragù ricco di carne macinata mista (pollo, maiale, manzo). Il ragù viene cucinato per almeno un’ora con strutto e polpa di pomodoro preparata in casa. Anche il condimento tra le sfoglie di pasta prevede, oltre al ragù ricco di carne, la besciamella, la noce moscata e una spolverata di formaggio locale. I vincisgrassi una volta passati al forno rimangono morbidi e i suoi sapori amalgamati e perfettamente equilibrati. È una prelibatezza per il palato.
Bibliografia
> Comune di Fabriano – Assessorato al Turismo (anni 80), Fabriano e dintorni, Sagraf Castelferretti (AN).
Sitografia
> http://www.gianoaltoesino.weebly.com/campodonico.html
> http://www.centropagina.it/fabriano/cacciano-un-muro-che-racconta-lavita-di-un-paese/

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